O Signore, io ancora non ci credo, ma spero che sia vero

Sentimento da fine della scuola: contare i giorni che mancano ad un evento sperato e vissuto come lontano per molto tempo, ma che ora si presenta così terribilmente vicino.
Tirare il freno a mano per non mettere la tua vita in una scatola troppo presto, per evitare di vivere in una valigia per un mese. Non sembra vero, e non è ancora detto che lo sarà sul serio, ma quanto è bello potersi dire, la mattina, “un altro giorno è passato che mi separava da te”.
E penso a cosa ho raccolto, a cosa ho seminato e sto aspettando, a cosa vorrei ancora seminare e raccogliere.
Per non parlare di tutto quello che vorrei ritrovare e non ritroverò, e a tutto quello che non trovavo e che ritroverò. La lista è lunga.

Il cuore è sparso per il mondo, con gli amici e le persone con cui ho camminato per questa strada tortuosa e in salita. Forse fra poco potrà ritrovare i pezzi che aveva lasciato più di 5 anni fa.

La nostalgia dell’odore di tiglio a giugno, della nebbia di novembre, della neve di gennaio, del Padre Nostro in lingua amica, dello spritz a due euro, degli amici del “ci troviamo al piazzale e poi vediamo” cresciuti e maturati da riscoprire e riabbracciare. Dall’altra parte, il sentimento di estraneità al proprio Paese e di comunione con il Mondo, la voglia di seminare i semi esotici raccolti altrove, sperando possano dare i frutti che mancano alla mia terra.


O Signore, io ancora non ci credo, ma spero che sia vero!