Rubino

Rubino era un uccellino, e poiché era tutto rosso, la mamma lo chiamo così. Era ancora molto giovane e viveva nel nido con mamma e papà, che svolazzavano velocissimi per acchiappare al volo i moscerini, la loro cena preferita.

Per Rubino i giorni passavano lenti, si annoiava a stare sempre fermo dentro quel nido piccolo piccolo, e non vedeva l’ora di imparare a volare, voleva esplorare il mondo di cui aveva solo sentito parlare. “Sei troppo piccolo ancora, devi aspettare qualche anno prima di potere volare.” gli dicevano tutti, ma lui non voleva saperne.

Una mattina, quando mamma e papà erano fuori, Rubino saltò forte oltre le pareti del nido e … splat! Cadde a terra, le sue ali non si aprirono. Senza farsi perdere d’animo, decise di iniziare la sua avventura a piedi: attraversò un cortile, arrivò ad un fiume e lì si fermò perché non sarebbe riuscito a oltrepassarlo senza saper volare.

Passò di lì una cicogna. Con quelle ali lunghe e snelle a Rubino sembrava l’uccello più elegante che ci fosse.
“Cosa ci fa un uccellino così piccolo, tutto solo, davanti ad un fiume?”,chiese la cicogna.
“Ho deciso di imparare a volare per esplorare il mondo; e voglio passare questo fiume per continuare la mia avventura!” le rispose Rubino.
“Ma non puoi imparare a volare dal nulla. Sai correre sulle tue zampette fragili?”.
“Correre? No, ma cosa vuol dire?”, rispose perplesso il nostro uccellino che non aveva mai udito una simile parola.
“Correre vuol dire camminare velocissimi, e non puoi imparare a volare se prima non sai correre.” La cicogna, molto pazientemente, gli insegnò a correre.
“Ora posso volare!”, disse Rubino alla cicogna.
“Non puoi volare, sai semplicemente correre, per volare ci vuole dell’altro. Ora però devo tornare nel mio nido, se vuoi ti do un passaggio al di là del fiume sulle mie ali.”
Rubino riuscì così a proseguire la sua avventura, ma proprio non capiva perché non potesse ancora volare.

Camminò e corse per moltissimi giorni ancora, fino a quando non arrivò ad uno strapiombo impressionante. Era così ripido e così alto che solo a guardare giù venivano le vertigini. Rubino non poteva superare quell’ostacolo né camminando, né correndo.

Rimase seduto, all’ombra di un albero poco distante, cercando di escogitare un piano. Ad un tratto comparve un colombo, a Rubino non piaceva molto perché aveva il corpo tozzo, ma doveva essere un volatore instancabile.
“Salve! Mi insegna a volare?”, gli chiese Rubino.
“A volare? Intanto, sai correre?”
“Sì, sì, la signora cicogna me lo ha insegnato molti mesi fa, e io, da bravo alunno, continuo ad esercitarmi.”, rispose Rubino tutto orgoglioso.
“E sai muovere la coda in questo modo?”. Il colombo si cimentò in movimenti che Rubino non aveva neanche mai visto: la coda in su con tutte le penne allargate, in basso con le penne strette, e viceversa. “Devi allenarti in questi movimenti, altrimenti non imparerai mai a volare! Ora ti saluto perché devo continuare la mia migrazione.”

Rubino si impegnò molto nei nuovi movimenti, ma erano proprio difficili per un uccellino piccolo come lui. Passarono dei mesi prima che riuscisse a fare tutto per bene. Nel frattempo continuò a camminare esplorando il mondo.

Una sera arrivò al limitare di un campo di erbacce, talmente alte e intricate, che non sarebbe mai riuscito ad attraversarlo a piedi, ma solo volando. Rubino però, dopo quasi 2 anni, non lo sapeva ancora fare.

“Tru tru, tru tru.”. Era il verso di una civetta che alloggiava poco distante dal campo.
“Signora civetta”, chiamò Rubino, “mi insegna a volare per favore? Non mi dica anche lei che devo imparare a fare altre mille cose, la prego!”
La civetta girò la testa e vide l’uccellino che la chiamava. “Ma cosa fai in giro, di notte, tutto solo e così piccolo?”
Rubino le raccontò la storia da principio e le disse anche dell’incontro con la cicogna e il colombo.
“Hanno fatto bene, sono stati dei bravi maestri. Puoi chiederlo a qualsiasi uccello, di qualsiasi specie e grandezza, ti risponderà sempre che per saper volare si deve prima imparare a correre, poi a muovere la coda. Ora sei abbastanza grande ed esperto per imparare a volare, quindi ti insegnerò molto volentieri”.

La civetta ci mise molto tempo a spiegare tutte le tecniche di volo a Rubino, e lui ci mise molto tempo per diventare un bravo volatore: cadeva, volava solo verso destra o solo verso sinistra, non riusciva a prendere quota, o saliva troppo in alto, e mille altri di questi imprevisti.

Alla fine degli sforzi imparò. Ringraziò la civetta e proseguì la sua avventura.

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