Girando per la sua città , Marcello vedeva un sacco di cose che non gli piacevano: c’erano uomini viola che incutevano paura, uomini celesti e piccolini che erano velocissimi a rubare ai passanti, per non parlare degli uomini verdi famosissimi spacciatori di droga.
Marcello era un ragazzino di 13 anni e, data la sua età , iniziava a scorrazzare in bicicletta lungo stradelle e vicoli che non aveva mai percorso prima, con mamma e papà .
Era per questo che aveva cominciato ad incontrare di persona questi strani personaggi. Quando ne vedeva uno, iniziava a pedalare il più velocemente possibile per scappare.
Dopo un po’ di mesi però, prima di scappare via, stava ad osservarli, coprendosi il viso con la sciarpa ed il berretto, in modo che fossero visibili solamente gli occhi, per non essere riconosciuto da nessuno.
Finché li osservava, scrutandoli dalla testa ai piedi, pensava ad un mucchio di cose cattive, come: “Questo sporco uomo viola non mi fa più paura, anche se è diverso”, oppure “Gli uomini celesti sono delle pulci che succhiano il nostro sangue”. Aveva sentito talmente tante storie sul loro conto, che conosceva le abitudini delinquenti alla perfezione.
I mesi passavano così, tra una biciclettata e l’altra, e l’odio di Marcello diventava sempre più grande. Un giorno però, accadde una cosa imprevista: Marcello cadde dalla bicicletta, in uno dei vicoli più bui e stretti, la bici si distrusse e lui si fece anche molto male.
Finché era a terra dolorante, vide un paio di piedi avvicinarsi a lui, non aveva il coraggio di alzare la testa per capire a chi appartenessero. Allora frugò nella tasca per cercare un’arma con la quale difendersi, ma non trovò altro che una merendina spiaccicata.
I piedi erano sempre pi vicini, e il loro proprietario si stava piegando su di lui.
Voleva ucciderlo? Rapinarlo? Picchiarlo?
Che paura aveva Marcello, non sapeva proprio che fare, anche perché, cadendo aveva perso gli occhiali.
Un attimo, ma perché Marcello riusciva a vedere se non aveva più gli occhiali?
Bella domanda. Anche lui, nonostante il panico si stesse diffondendo in tutto il suo corpo, si domandò proprio questo.
Iniziò a pensare a come vedeva, o non vedeva, di solito senza occhiali. Ma non gli venne in mente niente, infatti, non se li era proprio mai tolti. I suoi genitori non glielo permettevano, perché gli si sarebbero rovinati gli occhi.
Preso dalla curiosità , si fece forza ed alzò la testa verso la figura che, ormai, era china su di lui e, senza pensarci, disse velocemente:
«Ma tu chi sei? Mi vuoi uccidere? Prendi tutto quello che vuoi da me, ma non farmi del male, in tasca ho una merendina squisita.»
«Ucciderti? Scipparti? Ma no! Voglio solo capire se ti sei fatto male.»
Marcello si era dimenticato, in quegli istanti, il motivo del suo essere per terra, quindi rispose:
«Oh, grazie. No, no, non mi sono fatto molto male, ma la mia bicicletta non funzionerà più!»
«Non preoccuparti, se vuoi, nel mio garage ho tutto il necessario per ripararla.»
«Ma la mamma non vuole che io dia retta agli sconosciuti. Per di più in un quartiere del genere. Sai, ci sono gli uomini celesti che sono dei delinquenti, per non parlare di quelli verdi.»
«Uomini verdi? Uomini celesti? Ahahahah, sì sì, ho già sentito questa cosa. L’ho sentita quando sono sceso in città , poche settimane fa. Una signora mi ha dato del celeste, guardandomi!»
«Ma perché lo ha detto a te? Tu non sei mica celeste!»
«Già , ma secondo me questa signora non ci vedeva tanto bene, portava degli strani occhiali.»
La conversazione si esaurì così, lo sconosciuto aiutò Marcello a rialzarsi, raccolse la bici da terra e poi vide gli occhiali rotti.
«Sai, gli occhiali di quella signora, erano proprio come questi!»